Prima di entrare più nel merito della trattazione dell’argomento, partiamo col chiarire cosa si intende per Fibrolisi diacutanea e chi sono stati gli esperti che l’hanno introdotta nel panorama della fisioterapia largamente conosciuta. Facciamo un bel salto indietro nel tempo, siamo negli anni successivi al secondo conflitto mondiale, il fisioterapista svedese Kurt Ekman intraprende una collaborazione lavorativa con il dottor James Cyriax. Egli è senz’altro il più accanito sostenitore e divulgatore del trattamento delle lesioni muscolo-scheletriche, mediante l’impiego di una notevole varietà di interventi e tecniche, considerate, ancora oggi, alla base della medicina ortopedica. Da questa collaborazione professionale, deriva appunto, la fibrolisi diacutanea, considerata a tutti gli effetti, una delle tecniche di più recente introduzione ed ampiamente richiesta e di conseguenza, adoperata, dai fisioterapisti per il trattamento di varie problematiche, disturbi e patologie.
In sostanza tale tecnica, impiegata con alta frequenza in ambito fisioterapico, risulta offrire risultati molto buoni per tutta una serie di patologie riguardanti il sistema muscolare e scheletrico, in misura maggiore, quanto più venga applicata a livello dei tessuti molli. Vediamo ora, qual è il funzionamento della fibrolisi diacutanea.
Funzionamento della fibrolisi diacutanea: caratteristiche
Il fisioterapista che intende adoperare la tecnica della fibrolisi diacutanea, procederà all’utilizzo di ganci specifici, i cosiddetti fibrolisori, progettati per riuscire ad agire perfettamente sull’area di tessuto da sottoporre al trattamento, raggiugendo finanche i livelli più profondi dello stesso.
La tecnica si basa sostanzialmente sull’azione di rilascio, tramite appunto i fibrolisori, tra le aree inter fasciali e miofasciali al fine di garantire il ripristino delle normali condizioni ed il corretto scorrimento dei tessuti.
Ciò risulta fondamentale per il giusto movimento dei diversi piani anatomici. Risolvere questo aspetto, ha come primaria conseguenza, la riduzione prima, e l’eliminazione poi, dello stato di compressione tra i differenti livelli di tessuto, circostanza che poteva a ben vedere, essere causa o concausa del malessere avvertito.
Ma quali sono gli altri effetti benefici di questo trattamento?
Cosa comporta la fibrolisi diacutanea: effetti benefici del trattamento
Innanzitutto, prima di evidenziare gli effetti positivi del trattamento di fibrolisi diacutanea, va detto che l’impiego di tale tecnica in previsione anche di future sedute di fisioterapia mirate, da parte del fisioterapista esperto che interviene, comporta sin da subito, un incremento e parallelamente un potenziamento di notevole entità, dell’efficacia dei trattamenti successivi.
Si accelera insomma, quello che può essere il percorso curativo portando di fatto il professionista che opera, mettendo in campo le capacità e gli strumenti di cui dispone, a velocizzare i processi tramite i quali il paziente giunge ad uno stato migliore di salute.
Tra gli effetti benefici derivanti dall’impiego della fibrolisi diacutanea, nota anche più semplicemente come fibroscissione, si ha inoltre il miglioramento della mobilità del tessuto fasciale che circonda il muscolo sottoposto al trattamento. Tale miglioramento si registra in un arco di tempo immediatamente successivo alla seduta fisioterapica, tanto che si può sin da subito riscontrare l’aumento della capacità di movimento, ed apprezzare inoltre, la celerità con cui si manifesta l’efficacia della seduta. Ciò avrà indubbiamente un impatto positivo anche dal punto di vista psicologico e favorirà quindi, un atteggiamento più positivo ed entusiastico da parte di chi si sottopone alla fibroscissione.
Quando è consigliato sottoporsi a fibrolisi diacutanea: indicazioni cliniche
Ma quando questo tipo di trattamento viene consigliato? Quando è bene sottoporsi a fibrolisi diacutanea? A questo punto della trattazione appare indubbiamente fondamentale fugare ulteriori dubbi in merito alle circostanze ed i casi, in cui risulta maggiormente consigliabile sottoporsi a questa tecnica fisioterapica. Per la verità i casi di applicazione possono essere molto vari e specifici.
In primo luogo può essere utile sottoporsi a fibroscissione nelle situazioni in cui dovessero riscontrarsi aderenze in seguito a traumi subiti. Non solo, la fibrolisi diacutanea è consigliabile anche nei casi in cui, successivamente ad operazioni chirurgiche, si siano verificate conseguenze impattanti, come l’insorgere di fibrosi cicatriziale che possa aver pregiudicato di fatto la qualità del movimento, limitando e riducendo la mobilità che si avrebbe in una situazione di normalità.
La fibroscissione inoltre, può essere impiegata anche nei casi di sindromi trofiche degli arti, quali ad esempio il tunnel carpale, patologia della mano sempre più diffusa soprattutto tra le donne, la sindrome dei compartimenti che può portare nei casi più gravi ad una ischemia tissutale, l’algoneurodistrofia ed altre varie sindromi muscolari.
Oltre a queste patologie, la fibrolisi si può adoperare anche per trattare e migliorare lo stato generale di salute di coloro che soffrono frequentemente di nevralgie, la cui insorgenza è da rintracciare principalmente in episodi che abbiano causato un grave stato di irritazione dei nervi periferici, come nel caso di sciatalgie, neurologie occipitali, cervicobrachiali ed intercostali di Arnold. In ultimo, non si esclude l’impiego di fibrolisi diacutanea per il trattamento di dolori quali pubalgia, lombalgia, tendinopatie, epicondiliti, torcicollo ed altri di natura anche infiammatoria.
In che modo la guida ecografica aiuta nella fibrolisi? Fibrolisi a Milano
La guida ecografica è utile in tre modi. In primo luogo, consente al chirurgo di vedere i tessuti molli intorno alla lesione. Ciò gli consente di evitare di ferire i nervi e i vasi sanguigni che si trovano in prossimità della stessa.
In secondo luogo, aiuta a posizionare con precisione la lesione. Ciò favorisce la creazione di cavità sufficientemente grandi da poter essere riempite con cemento osseo.
In terzo luogo, l’uso degli ultrasuoni riduce il tempo necessario per la procedura e la quantità di radiazioni richieste.
La particolarità della fibrolisi sotto guida ecografica è che l’operatore utilizza un trasduttore per riscaldare la lesione. Ciò è diverso dall’uso standard degli ultrasuoni nelle neoplasie ginecologiche, dove il trasduttore raffredda il tessuto.
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