Sul web, sui social o, magari, semplicemente in una conversazione con degli amici, si sarà sicuramente sentito parlare di fibrolisi diacutanea. La fibrolisi rientra tra le tecniche strumentali proposte dai fisioterapisti per risolvere alcune problematiche muscolo-scheletriche come, in primis, le fibrosi muscolari. Si può utilizzare anche per alcune problematiche neurologiche e ha avuto origine negli anni ’60 del ‘900. Per eseguirla si utilizzano degli appositi strumenti a forma di gancio in acciaio inox, chiamati fibrolisori o anche “crochet”, che in inglese significano “uncinetto”. Per conoscere al meglio questo argomento, abbiamo preparato una serie di domande e risposte a un fisioterapista esperto di fibrolisi, che ci ha tolto ogni dubbio.
- Innanzitutto, vorremmo sapere, che cos’è la fibrolisi?
Per capire cos’è la fibrolisi diacutanea, possiamo concentrarsi già solamente sul nome. La parola lisi significa “distruzione”, mentre la particella dia- deriva dal greco e significa attraverso. Quindi la fibrolisi diacutanea è, letteralmente, la “distruzione delle fibrosi attraverso la pelle”. Dobbiamo la nascita di questa tecnica al fisioterapista Kurt Ekman, che ne pose le basi negli anni ’60 del secolo scorso. Questo fisioterapista capì che con il solo utilizzo delle mani non era sempre semplice riuscire a rompere le fibrosi e le aderenze che si formano nel nostro corpo. E quindi ha formulato degli appositi strumenti, i fibrolisori, che sono a forma di gancio. Jean Burnotte e Pierre Duby, due fisioterapisti belga, poi, misero a punto la sua tecnica.
Fibrolisi a Milano: le risposte dell’esperto
Continuiamo con le nostre domande.
- Ci spieghi meglio, in che cosa consistono questi strumenti?
I fibrolisori, che vengono chiamati anche con il termine inglese crochet, che in italiano indicano l’uncinetto, sono degli strumenti generalmente in acciaio inox, o anche in plastica, a forma di gancio. Possono avere una diversa curvatura in base alla zona da trattare.
- Come si impara questa tecnica?
Quando si tratta della propria salute, la cosa fondamentale è affidarsi a professionisti esperti e titolati. Un fisioterapista laureato, oppure con un diploma equivalente, sarà iscritto sicuramente all’albo. Dopo la laurea, poi, c’è la possibilità di seguire un corso sulla fibrolisi diacutanea. Durante questo corso si viene seguiti da docenti preparati ed esperti in materia e si fa tanta pratica.
- Per quali disturbi e per quali patologie è indicata la fibrolisi?
La fibrolisi può essere usata in più situazioni. Per prima cosa, è ottima per il trattamento delle aderenze che si formano o dopo un trauma, oppure dopo un intervento di chirurgia. Infatti, molto spesso, può capitare che una cicatrice post-chirurgica diventi molto fibrosa e crei delle aderenze. Oppure nel caso di processi infiammatori o degenerativi dell’apparato muscolo-scheletrico, che possono colpire sia gli sportivi, che chi non pratica sport. Tra questi ci sono, ad esempio, l’epicondilite, il cosiddetto gomito del tennista, che porta molto dolore al livello della parte esterna del gomito. O, ancora, la fascite plantare, in cui il paziente avverte molto dolore a livello della pianta del piede. Possiamo utilizzare la fibrolisi anche in alcune patologie dolorose che colpiscono i nervi. Tra queste, conosciamo tutti sicuramente la fastidiosissima “sciatica”, che in gergo si chiama “sciatalgia”. Questa infiammazione colpisce il nervo sciatico, che è il nervo più lungo del nostro corpo e che dà dolore a partire dal gluteo e può arrivare anche fino al piede. Ci sono anche delle forme di cefalea molto dolorose che possono essere trattate con la fibrolisi.
Fisioterapista a Milano: come si fa la fibrolisi
- Come viene eseguita la fibrolisi?
Per prima cosa, quando si inizia un trattamento di fisioterapia, bisogna fare un’adeguata valutazione del paziente e osservare la zona da trattare. Fatto questo, si passa alla fibrolisi vera e propria. Poi si prende il fibrolisore e si “racchiudono” nel gancio dell’uncino il tessuto muscolare e la fascia da trattare. Per eseguire la tecnica al meglio e per non rischiare di tagliare il paziente, ci si aiuta con l’altra mano per darsi la giusta direzione e tenere tesa la pelle. Oppure si può utilizzare l’altra porzione dell’uncino e usare la tecnica “del gancio invertito”.
- Quali sono gli effetti della fibrolisi sul nostro corpo?
La fibrolisi ha sulla zona da trattare tre effetti principali: quello meccanico, quello circolatorio e quello sui riflessi. L’effetto meccanico è proprio quello diretto sulle fibrosi. Come detto già in precedenza, con questa tecnica andiamo a “distruggere” e a “rompere” le aderenze fibrose che si formano tra i vari piani tissutali. In questo modo, riusciranno a scorrere di nuovo liberamente tra di loro. Gli effetti circolatori si hanno grazie al rilascio di istamina, una molecola che agisce anche sui capillari, migliorando il microcircolo. L’effetto sui riflessi è invece dato dal fatto che, un’azione a livello locale, viene poi riflessa sull’intero organismo proprio grazie ai recettori nervosi.
- La fibrolisi è dolorosa?
Se eseguita da un fisioterapista esperta, no, la fibrolisi non è assolutamente dolorosa, né in alcun modo pericolosa. Ci sono però dei casi in cui, se le fibrosi sono molto spesse, può risultare un po’ fastidiosa. Successivamente al trattamento si può solamente avvertire per un paio di giorni una sensazione di indolenzimento.
- Ci sono dei casi in cui non è possibile fare la fibrolisi?
Sì, in caso di fratture ossee che non si sono ancora consolidate, nei pazienti anziani o con osteoporosi, nei soggetti che non tollerano la stimolazione dolorosa, nei pazienti che hanno disturbi della coagulazione o che prendono farmaci anti-coagulanti, in caso di trombosi venosa profonda o, infine, se sono presenti ferite o ustioni.
Osteopata a Milano: le nostre conclusioni sulla fibrolisi
Grazie alle risposte date dal nostro esperto, possiamo concludere che la fibrolisi diacutanea è una tecnica sicura e molto utile, ovviamente se praticata da personale qualificato e attento. Non è assolutamente dolorosa e lascia solamente una sensazione di indolenzimento, dovuta comunque alla rottura delle fibrosi e delle aderenze. È indicata per patologie tendinee e muscolari molto comuni, che possono colpire il piede, la caviglia o il gomito, ma anche per le nevralgie. Ci sono, infine, numerosi studi scientifici a supporto di questa tecnica, che aiuta anche il rilassamento della muscolatura, riducendo il dolore.